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Immaginate questo locale vecchio stile. Non proprio un bar (un cafè è qualcosa di più) atmosfera soffice, Luce attenuata e arredamento di gustO. Nell’angolo, un juke box pieno di dischi a 78 giri diffonde in continuazione musica che non si sentiva più da un pezzo: jazz di una volta, tradizionale, vecchio ma nobile. Anticaglie? No. Per alcuni questa è la nuova musica classica. Suoni in cui si respira cultura.
Le fonti sono varie: Kid Ory, Sidney Bechet, Jimmie Noone e Jelly Roll Morton arrivano diretti dalla New Orleans di inizio secolo. Fanno cornice al superbo e inarrivabile Louis Armstrong, senza il cui genio la musica di oggi sarebbe tutta diversa.
Entrando nel grande regno dello Swing ecco poi la grande, grandissima Billie Holiday (poteva mancare?), e anche due super-pianisti: Fats Waller e Earl Hines (che spunta da un mucchio di contesti). Non mancano piccoli gruppi di Benny Goodman (con la profetica chitarra di Charlie Christian), Lionel Hampton e quindi le Big Band: Duke Ellington, Cab Calloway e Jimmie Lunceford, per non parlare di quelle di Kansas City, ovvero Count Basie e Jay McShann. Con quest’ultimo troviamo perfino in una delle sue primissime registrazioni, l’uomo che guidò la grande rivoluzione del Be-Bop: Charlie Parker.
Si poteva fare di più? No. Sedici occupano tutto il primo capitolo. Poteva essere altrimenti? Vedremo alla prossima puntata